La Prima Guerra Mondiale, conosciuta anche come Grande Guerra o Guerra di Trincea, fu un conflitto armato che coinvolse le principali potenze mondiali e molte di quelle minori, tra il 1914 e il 1918. Inizialmente venne chiamata Guerra Europea, ma con il successivo coinvolgimento delle colonie dell’Impero britannico e di altri paesi extraeuropei, prese il nome di Guerra Mondiale, e fu il più grande conflitto armato mai combattuto fino a quel momento. Un conflitto che avrebbe segnato una svolta decisiva nella storia dell’Europa e del mondo, ridisegnando i confini e mutando i rapporti di forza fra gli Stati, trasformando la società stessa, aprendo anche una fase di guerre e rivolgimenti interni durata più di trenta anni.
Il conflitto ebbe inizio il 28 luglio 1914, in seguito all’assassinio, da parte di un estremista serbo, dell’arciduca Francesco Ferdinando, avvenuto a Sarajevo, in quanto la risposta all’ultimatum inviato alla Serbia da parte dell’Austria non fu adeguata, quindi l’Impero austro - ungarico dichiarò guerra al Regno di Serbia, sostenuto dalla Russia; fatto che determinò la mobilitazione delle potenze europee. Ci furono però anche delle cause politiche, cioè i contrasti tra Francia e Germania, le rivolte di indipendenza delle popolazioni dei Balcani , della Russia e dell’Austria che si contendevano il controllo del Mediterraneo.
All’inizio della guerra, tutti i principali eserciti avevano numerosi cavalli: l’utilizzo massiccio di filo spinato ne renderà però complicato l’utilizzo, soprattutto nella battaglie europee.
Dopo poche settimane dall’inizio della Guerra, nel 1914, l’esercito Britannico aveva arruolato circa 200.000 cavalli. Questi animali venivano radunati in paesi come il Regno Unito, il Sud Africa, la Nuova Zelanda, l’India, la Spagna e il Portogallo. Venivano organizzati in squadroni di cavalleria e imbarcati per il Fronte Occidentale. A causa delle frequenti malattie e delle morti improvvise, l’esercito doveva comprare circa 15.000 cavalli in più ogni mese, il tutto per mantenere costante in numero dei cavalli “attivi”.
I cavalli trasportavano munizioni, artiglieria, armi da fuoco e bombe, per non parlare degli stessi soldati.
1914/18, LA GUERRA E GLI ANIMALI
Il cavallo è sempre stato utilizzato nei secoli passati, specie durante le guerre e i conflitti mondiali. Nonostante questo particolare uso, nelle tattiche belliche si sono instaurati rapporti di interdipendenza e spesso anche di affezione nel binomio formato da soldato e cavallo.
“I libri di scuola non ne parlano, ma a fianco degli eserciti della Grande Guerra c’era anche un altro esercito, quello degli animali. Nonostante l’impiego di armi sempre più sofisticate e trasporti motorizzati, l’uomo non poté fare a meno degli animali, mobilitandone oltre 16 milioni, fra cui 11 milioni di equini.” – Serenella Ferrari, autrice della mostra “1914/18, la guerra e gli animali. Truppe silenziose al servizio degli eserciti”



...Figuriamoci poi se c'è chi pensa che ci siete anche voi bestie, che guardate uomini e cose con codesti occhi silenziosi, e chi sa come li vedete, e che ne pensate...
Luigi Pirandello
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Carcasse di cavalli abbandonati durante la battaglia di Caporetto.






Contemporaneamente, la Germania intimò alla Russia di sospendere i preparativi bellici, ma l’ultimatum non fu accettato e la Germania le dichiarò guerra.
La Francia, legata alla Russia da un trattato di alleanza militare, mobilitò le proprie forze armate ed entrò in guerra il primo agosto. La Germania rispose con un nuovo ultimatum e con la successiva dichiarazione di guerra alla Francia. Scattò così il sistema delle alleanze e la guerra vide schierarsi le maggiori potenze mondiali e le rispettive colonie, in due blocchi contrapposti: da una parte gli Imperi centrali (Germania, Austria - Ungheria, poi dal 1915 Impero ottomano e Bulgaria) e dall’altra gli Alleati, rappresentati principalmente da Francia, Regno Unito, Impero russo e successivamente Italia. Inizialmente, Italia, Portogallo, Bulgaria, Regno di Romania e Impero ottomano si posero in uno stato di neutralità. Tra le alleanze fu di grande importanza la Triplice Intesa, tra Francia, Inghilterra e Impero Russo, che si contrapponeva alla Triplice Alleanza, formata da Germania, Austria e Italia.
Successivamente la Germania invase la Francia, passando attraverso il Belgio e violandone così la neutralità, fatto che suscitò scalpore in Inghilterra, la quale entrò in guerra a fianco delle truppe francesi. L’intenzione tedesca era di portare avanti una guerra di movimento rapida, ma il tentativo fallì, infatti il conflitto si rivelò lungo, e per questo fu definito Guerra di Trincea.
Quella di Trincea era una guerra di posizione caratterizzata dal micidiale trinomio trincea / reticolato / mitragliatrice che ridusse enormemente le possibilità operative del cavallo. Indispensabili per il tiro dei carri, delle artiglierie, per lo spostamento delle truppe e del rifornimento delle retrovie, nonché fedeli compagni degli ufficiali in prima linea, ebbero un ruolo da protagonisti durante il conflitto e il loro utilizzo comportò la presenza di stalle, foraggi, veterinari e stabilimenti per smaltire le carcasse.
Esposti al fuoco nemico delle mitragliatrici, alle insidie del filo spinato, ai gas tossici, sui campi di battaglia i cavalli rappresentarono un facile bersaglio. Ma anche dietro le prime linee, la loro vita era segnata da fatica, malnutrizione, pandemie e incuria.
Sul Fronte Occidentale, cavalli e muli erano abbondantemente denutriti. Ricevevano meno di un quarto della razione di cibo che avrebbero ricevuto in Gran Bretagna. Alcuni documenti dell’epoca riferiscono che spesso furono visti mentre cercavano di addentare le ruote dei carri perché troppo affamati. Quando la scarsità di cibo era molto diffusa venivano nutriti con “torte di segatura”.
Riguardo l’Italia, l’opinione pubblica italiana era divisa in due fazioni, cioè i neutralisti e gli interventisti. Dopo l’avanzata tedesca in Francia ed il blocco continentale operato dalla flotta inglese, nel 1915 anche l’Italia entra in guerra. Il 26 aprile del 1915, il governo italiano si alleò segretamente con la Triplice Intesa (Inghilterra, Francia, Russia), stipulando il Patto di Londra. Attraverso tale accordo, l’Italia si impegnava nella guerra contro l’Austria ed, in caso di vittoria, avrebbe dovuto ottenere le terre irredente di Trentino, l’Alto Adige, Trieste, Istria e della la città di Valona, in Albania.
Sul fronte italo - austriaco, il conflitto si presentò lento, combattuto nelle trincee del Friuli da soldati reclutati tra le fasce più povere della popolazione.
Nel 1917, si ribaltò la situazione, con l’ingresso nel conflitto degli Stati Uniti a fianco della Triplice Intesa ed il ritiro della Russia, impegnata entro i propri confini con la Rivoluzione.
L’offensiva austriaca divenne sempre più pesante, tanto che l’esercito italiano subì la sconfitta di Caporetto, il 24 ottobre del 1917, con gravi ripercussioni anche sulla vita economica e sociale del Paese. Ebbero così inizio una serie di scioperi e di manifestazioni, tali da costringere il governo a fare grandi promesse ai soldati, al fine di risollevarne il morale, evitando defezioni ed ammutinamenti.
Il 1918 fu l’anno decisivo del conflitto, che ne segnò anche la conclusione con la vittoria della Francia.
Mezzo milione di cavalli venne venduto agli agricoltori francesi e belgi. Tra i pochissimi tornati in Gran Bretagna, ci fu un gruppo miracolosamente sopravvissuto al conflitto.
Sul fronte italo - austriaco, l’esercito italiano, guidato dal nuovo generale Armando Diaz, riuscì a conquistare Trento e Trieste, stipulando un armistizio con l’Austria e giungendo alla pace.
La Conferenza di Pace di Parigi penalizzò i paesi perdenti, in particolar modo la Germania, facendo prevalere gli interessi delle due potenze europee: Francia ed Inghilterra. All’Italia furono concessi i territori di Trentino, Alto Adige, Trieste ed Istria. Dalla sconfitta dell’Impero austro - ungarico nacquero quindi nuove realtà territoriali e politiche: l’Ungheria, la Cecoslovacchia e la Jugoslavia.
Al termine della guerra, l'esercito britannico che aveva portato un milione di cavalli a combattere in Continente, ne possedeva ancora 750mila. Di questi, quasi 90mila finirono direttamente al macello: erano i meno giovani e i più provati. La loro carne servì a cibare la popolazione affamata e i prigionieri tedeschi.
“Se inizialmente l'uso principale era la cavalleria – spiega Susanne Probst che con Serenella Ferrari ha curato la mostra - ben presto cambiarono la loro destinazione.”
Rimase però sospesa la questione della città di Fiume, poiché venne dichiarata città libera e non ne venne prevista l’annessione all’Italia. Fu così che, nel settembre del 1919, un gruppo di volontari guidato dal poeta Gabriele D’Annunzio, prese possesso della città, instaurandovi un governo. In seguito, la città di Fiume venne liberata con il trattato di Rapallo, stipulato tra Italia e Jugoslavia.
A livello internazionale, ad ogni modo, le soluzioni dei diversi trattati di pace si dimostrarono poco rispettose nei confronti delle varie identità nazionali, alimentando le cause che spinsero le potenze mondiali a scontrarsi in un nuovo conflitto mondiale.